Il Marketing 3.0 diventa collaborativo, culturale e spirituale
Solo Kotler poteva disegnare una nuova frontiera di quel Marketing di cui fu padre cambiando la visione del mercato e segnando le generazioni successive di donne e uomini che si sono occupati della materia. Solo lui poteva vedere la necessità di mettere al centro non più solo il consumatore in quanto tale, ma la persona con i suoi valori, oltre che i suoi bisogni.
E così il marketing diventa collaborativo, culturale e spirituale. E chi come noi si è formato seguendo la lezione di Kotler non può che fare tesoro dello spirito di innovazione che ha portato il maestro ad 83 anni a guardare oltre i confini che lui stesso aveva disegnato.
Perciò viene spontaneo chiedersi: quale formazione al tempo del marketing 3.0?
E mi viene da aggiungere: al tempo del Web 2.0 con le sue interazioni, condivisioni e partecipazioni e dell’Industria 4.0 con l’integrazione fra l’innovazione tecnologica della produzione, l’informatizzazione dei processi e il risparmio energetico.
Troppi cambiamenti per restare fermi!
Così il modello di formazione a cui ispirarsi diventa sicuramente un modello che sappia integrare tecnologia e fattore umano. Ad esempio, come può avvenire usando l’e-learning per preparare l’aula e prolungare il positivo, rafforzare ciò che in aula è stato condiviso. Parlo di un metodo blended dove si sappia sapientemente dosare gli ingredienti per cogliere, fra gli altri, l’obiettivo di ridurre i costi e ottimizzare i tempi.
Da un paio d’anni mi sono misurato, prima in maniera sperimentale e poi con convinzione, a questo metodo che è solo una risposta innovativa, ma non esaustiva, all’innovazione che ci viene sollecitata dai tempi.
Individuati col cliente i suoi bisogni e definita l’area di intervento formativo, mi sono concentrato su: preparare l’aula al tema e rafforzarne il ricordo. Ho inviato ad una settimana dall’aula la prima serie di pillole ed ho costruito un percorso frontale che ne ampliasse i concetti con appropriati role playing per consolidarne la reale possibilità di orientarvi i comportamenti. Dopo una settimana dalla chiusura dell’aula i partecipanti hanno ricevuto un’altra serie di pillole allo scopo di confermare quello che avevamo condiviso.
Naturalmente l’aula è stata improntata a rendere davvero protagonisti i partecipanti, sviluppando i temi con esempi della loro realtà quotidiana (marketing collaborativo docet), allineati all’orizzonte strategico dell’azienda, ma anche alla sua etica, a i suoi valori (vedi marketing spirituale).
Così la formazione perde ogni connotato accademico ed entra nella vita quotidiana lavorativa della persona, nasce e si sviluppa dentro la sua giornata e non fuori di essa, in una condizione protetta dove ciò che si impara non corre il rischio di fare i conti con la realtà.
Questo è solo un esempio che rispetta fra l’altro il principio del 70-20-10 laddove si ritiene che il 70% della formazione avviene in azienda, il 20% avviene col coachin/mentoring e solo il 10% in aula.
L’aula del blended, portando l’azienda in aula, surroga la naturale carenza delle aziende che non sono organizzate per diventare vere e proprie e-learning organization, in organizzazioni che auto apprendono, che fanno circolare il sapere ed il saper fare e quindi si auto formano.
Come dicevo è solo un esempio, poi c’è tutto il tema dell’utilizzo del digitale e dei suoi strumenti, ma di questo scriverò la prossima volta.